DIDATTICA A DISTANZA

Essere disabili significa essere degli artisti pronti a dipingere ogni giorno con dei colori diversi la propria vita. Significa inventare, creare, trovare soluzioni alternative per rappresentare la vita, invece di usare il solito pennello sulla solita tela, con i soliti colori. Essere disabili significa riuscire a vedere al di là dell’orizzonte, non limitarsi ad osservare la realtà così com’è, come appare.

PROVERBIO CINESE

Quando gli occhi sono aperti, 
il risultato è la vista.
Quando la mente è aperta,
il risultato è la sapienza.
Quando è aperto lo spirito, 
il risultato è l’Amore.

LIBRIAMCI

CARNEVALE 2017

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PULECENELLA

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‘Sta maschera  ‘e tantu tiempo fa

‘o munno sano ‘o fa ancora parlà,

dicevano ca era povero , ‘gnurante..

ma era furbacchione, sapeva campà.

Pulecenella pe’ tirà annanze

‘a miseria s’ ‘a metteva a cuffià,

e pe’ ragnere chella bella panza

steva sempe a ridere e a pazzià.

Isso ‘e patrune ‘e ffaceva fesse

cu nu pirulè se sapeva arravuglià,

matina e sera steva miez’ ‘a ggente

e nun le piaceva proprio ‘e faticà.

‘A tarantella? nun s’abballa

si Pulucenella nun ce ce stà!

‘Sta maschera ‘e ate tiempe …

chi maje s’‘a pò scurdà?

Sì, Pulecenella nascette Acerra,

Napule, nun abbasta maje a ringrazià,

e rimarrà ll’orgoglio ‘e chesta terra

fino a che ‘o Pataterno ce fà campà|

 

Ciro Borrelli in arte

 

 

 

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Arlecchino

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la festa delle maschere

In un giorno per sognare
di sicuro puoi incontrare
visi allegri e spensierati,
coi lustrini colorati,
che rincorron meraviglie
come il mare le conchiglie.

Ci son fate con bacchette,
i nanetti con barbette,
Biancaneve con la mela
e la strega tutta sola.
Poi gli zingari agghindati,
coi gioielli aggrovigliati,
le damine e i cavalieri,
coniglietti e gatti neri,
incredibili pirati
con gli occhietti mascherati.

E non ultima, in cucina,
la preziosa Colombina
che prepara i suoi biscotti
per gli amici tanto ghiotti:
Arlecchino e Pulcinella,
Balanzone con Brighella.

Anche questo Carnevale
ci riserva un gran finale:
alla fin della sfilata,
terminata la giornata,
la più bella fra le belle
offre, lieta, le frittelle,
confettini e caramelle,
ai bambini deliziati
dai dolcetti zuccherati.

 

Testo

FESTA DELLE DONNE : origine e significato

Ogni 8 Marzo ricorre la Giornata Internazionale della Donna, comunemente detta Festa della Donna, per ricordare tutte le conquiste politiche, sociali ed economiche delle donne, ma anche per ricordare, purtroppo, tutte le discriminazioni che le donne hanno subito nel passato e continuano a subire.

L’8 Marzo ha quindi un significato ben diverso rispetto a quello che il consumismo moderno ha voluto fare credere: il far regali, le cenette romantiche nei ristoranti, il regalare mimose, tutte cose che cozzano con il vero significato di questa importante festa.

Ci sono molte leggende e storie che si associano a questa data, come ad esempio, dopo la Seconda guerra Mondiale si è fatto risalire la scelta dell’ 8 Marzo ad un tragedia avvenuta a New York.

Secondo la leggenda, infatti, agli inizi del Marzo 1908 le operaie della Cotton, un’industria tessile di New York, iniziarono a scioperare contro le loro disumane condizioni lavorative e lo sciopero durò fino a quando, l’8 Marzo, il proprietario della fabbrica, un certo Johnson, dopo averle rinchiuse in essa, barricò tutte le uscite.

Poco dopo divampò un incendio, forse appiccato dallo stesso proprietario, in cui persero la vita 126 operaie. In realtà questo fatto non è mai accaduto, oppure è stato confuso con un incendio scoppiato nel 1911, sempre a New York, dove morirono 146 persone, la maggior parte donne.

I fatti che hanno realmente portato all’istituzione della Festa della Donna sono di diverso tipo, più legati alla rivendicazione dei diritti delle donne, tra i quali il diritto di voto.

La storia ci racconta che questa giornata nacque negli Stati Uniti d’America nel 1908, dove ad una conferenza del partito socialista di Chicago prese la parola una donna, Corinne Brown, la quale affrontò il discorso dello sfruttamento nei confronti delle donna da parte dei datori di lavoro, rivendicando i diritti della donna.

Alcuni studiosi invece legano la nascita di questa festa ad un avvenimento accaduto nel 1910 a Copenaghen, alla Conferenza Internazionale delle donne socialiste, si decise di istituire in tutto il mondo una giornata dedicata alla rivendicazione dei diritti delle donne, dopo un lungo sciopero di 20.000 operaie durato tre mesi, dal Novembre 1908 a Febbraio 1909.

Ma perché l’ 8 Marzo??

La data si associa ad un fatto storico, l’ 8 Marzo 1917 a San Pietroburgo, alcune donne uscirono in strada in una grande manifestazione, ed incoraggiarono il popolo alle successive manifestazioni che portarono alla rivoluzione che provocò il crollo dello Zar.

L’8 Marzo 1917 quindi è rimasto come il giorno in cui, grazie alle donne russe, ebbe inizio la Rivoluzione Russa. Per questo motivo nel 1921, la Conferenza Internazionale delle Donne Comuniste fissò come data celebrativa per la Giornata della Donna l’8 marzo.

La scelta della mimosa, come fiore rappresentativo della Festa della Donna, risale invece al 1946: le organizzatrici delle celebrazioni romane cercavano infatti un fiore che fosse di stagione e che costasse poco, e lo trovarono appunto nella mimosa.

L’8 marzo non è un giorno di festa ma una celebrazione per le donne che riuscirono ad ottenere tutti i diritti: diritto di voto, uguaglianza sul lavoro, parità tra i sessi,  tutte cose ottenute grazie alle lotte di grandi donne del passato.

Testo

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PASQUA

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POESIA

L’ulivo Benedetto

(G. Pascoli)

Oh, i bei rami d’ulivo! chi ne vuole?
Son benedetti, li ha baciati il sole.
In queste foglioline tenerelle
vi sono scritte tante cose belle.
Sull’uscio, alla finestra, accanto al letto
metteteci l’ulivo benedetto!
Come la luce e le stelle serene:
un po’ di pace ci fa tanto bene.

    VENTO DI PACE

    Vola nell’azzurra Primavera
    una colomba bianca e sincera.
    Reca nel becco un verde rametto
    piccole foglie d’ulivo benedetto.
    Danza nell’aria con le campane
    fra trilli, canti e guizzi di fontane.
    Annuncia festosa a ogni bambino:
    “Porto la pace sul tuo cammino”.
    D’incanto il cielo appare più bello
    anche il nemico diventa un fratello.
    Il vento raccoglie i semi d’amore
    poi li sparpaglia in mezzo al prato
    ecco che nasce un nuovo fiore
    profuma di pace tutto il creato.Testo

    UN PO' DI STORIA.......

    Per capire la storia della nascita e della celebrazione della Pasqua professata dalle due più grandi religioni monoteiste, il Cristianesimo e l’Ebraismo, dobbiamo fare un salto nel passato e andare a scandagliare i più remoti angoli della storia.

    La Pasqua cristiana glorifica il sacrificio del figlio di Dio, Gesù di Nazareth che, dopo essere stato crocifisso, risorge per liberare gli uomini dal peccato originale. La Pasqua ebraica festeggia la liberazione del popolo giudeo dalla schiavitù dell’Egitto.

    L’origine della Pasqua, secondo il Nuovo Testamento, risale alla crocifissione di Gesù, episodio che coincide con la vigilia della celebrazione di quella ebraica.

    cristiani di origine ebraica onoravano la Resurrezione dopo la celebrazione della Pasqua semitica, mentre i cristiani di origine pagana la ossequiavano tutte le domeniche dell’anno. Da questa ambivalenza e confusione di festeggiamenti nacquero numerosi controversie che terminarono nel 325 d.C. grazie al Concilio di Nicea, che stabilì che la Pasqua doveva essere celebrata la prima domenica dopo la luna piena che seguiva l‘equinozio di primavera. Nel 525 d.C. si stabilì che questa data doveva cadere tra il 22 marzo e il 25 aprile.

    La Pasqua cristiana

    La Pasqua cristiana è preceduta dalla Quaresima, un periodo di penitenza di quaranta giorni che va dal mercoledì delle Ceneri al Sabato Santo. La Domenica seguente - la Domenica delle Palme, il cui simbolo è il ramo d’ulivo – viene ricordato l’arrivo del Messia in Gerusalemme e la sua passione.

    Da qui inizia la Settimana Santa, durante la quale hanno luogo momenti liturgici ben precisi. Dal lunedì al mercoledì è il tempo della Riconciliazione, il giovedì mattina si apre con la Messa del Crisma, in cui vengono benedetti l’olio profumato – quello utilizzato nei sacramenti del Battesimo, della Cresima e dell’Ordine – l’Olio dei catecumeni e l’Olio degli infermi.

    La sera del giovedì Santo si svolge la Messa in Cena Domini in ricordo dell’ultima cena di Gesù, alla quale segue la processione al "sepolcro". Le ostie, che saranno utilizzate nella celebrazione del venerdì santo, vengono portate in un tabernacolo, il sepolcro, per essere adorate dai fedeli.

    I cristiani considerano il venerdì Santo un giorno di contemplazione della passione di Gesù: è infatti in questo giorno che si svolge il rito della Via Crucis, che in maniera figurativa ripercorre l’ultimo giorno di vita del Figlio di Dio. Questa giornata è, per tutti i fedeli, dedicata al digiuno, testimonianza del bisogno di partecipazione alla Passione e alla Morte di Cristo.

    Il sabato Santo è un giorno di riflessione e preghiera silenziosa. La notte tra sabato e domenica si svolge la Veglia Pasquale, durante la quale si leggono le promesse di Dio al suo popolo. Questa notte è scandita da quattro momenti: la Liturgia della luce (benedizione del fuoco, preparazione del cero, processione, annunzio pasquale); Liturgia della Parola (nove letture); Liturgia Battesimale (canto delle Litanie dei Santi, Preghiera di benedizione dell'acqua battesimale, celebrazione di eventuali Battesimi); Liturgia Eucaristica. Il giorno di Pasqua si festeggia la resurrezione del Redentore.

    La Pasqua ebraica

    Le origini della Pesah, Pasqua ebraica, risalgono, probabilmente, alla festa pastorale che veniva praticata nel Vicino Oriente dai popoli nomadi per ringraziare Dio. I festeggiamenti pastorizi erano legati anche alla "festa del pane non lievitato" – mazzot

    Dopo la liberazione del popolo ebraico, fuggito dall’Egitto guidato da Mosè, la Pasqua ebraica assunse un diverso significo. Mosè, come è scritto nel dodicesimo capitolo dell’Esodo, programmò la fuga del suo popolo. Tutti gli ebrei uccisero un agnello di un anno, consumarono il pasto in piedi con il bastone, pronti per la partenza, e segnarono con il sangue dell’animale le porte delle abitazioni. Così facendo tutti i primogeniti ebrei si sarebbero salvati dall’angelo inviato da Dio.

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